E’ passato un mese.

Un mese trascorso quasi interamente a fissare il soffitto. Della stanza d’ospedale prima, della mia camera da letto da una ventina di giorni. In realtà da un po’ mi alzo. In autonomia mi stringo il busto e mi tiro su. I dottori mi hanno spiegato che devo stare il più possibile in orizzontale, con la colonna scarica. Perché con le vertebre non si può scherzare, si devono saldare bene.

Sono pieno di fratture lungo tutto il tronco: 11 vertebre, 3 costole e la scapola. Per fortuna mi hanno assicurato che si tratta di piccole lesioni. Poteva andare molto peggio, è il commento più comune. So bene cosa intendono. La prima cosa che ho fatto dopo essermi schiantato addosso alla macchina che mi aveva improvvisamente tagliato la strada, dopo essere riuscito a buttare fuori l’aria che mi stava facendo impazzire, è stato verificare se muovevo le gambe, i piedi, le mani. I dolori erano già lì, lancinanti, dappertutto, mi faceva male  respirare. Conservo un ricordo vivo, molto doloroso, dei 40 minuti trascorsi sull’asfalto, con tutte quelle persone gentili intorno, gli ombrelli aperti, terrorizzato al pensiero di quello che mi aspettava.

Era un po’ che lo ripetevo a me stesso, o a qualche amico: <<Prima o poi mi faccio male con la bici elettrica. Troppe volte ci sono andato vicino, troppo pericoloso girare in bici a Potenza, con le sue strade rotte e strette, con tutti quegli automobilisti incapaci maleducati stronzi insofferenti alle regole e ai ciclisti>>. Non cadevo dalla bici dal 2003. Tra bici sportive ed elettriche ne macino kilometri, in assoluta sicurezza, ma da un po’ me la sentivo.

E infatti…. Mi sono praticamente spiaccicato nella portiera di un’auto che ha attraversato la strada proprio nell’istante in cui arrivavo. Forse ho fatto in tempo ad alzare la testa, ma l’impatto è stato frontale, neppure un braccio sono riuscito a mettere a protezione del petto. Sono rimbalzato all’indietro, lì il casco a qualcosa è servito, ma nel frattempo mi ero già sfasciato dentro. Incredibile! In ospedale mi sono reso conto di non aver riportato un graffio, un ematoma, un livido. Non mi resterà neppure una piccola cicatrice, ma ci sono andato veramente vicino.

E’ che noi ciclisti siamo completamente esposti, hai voglia ad indossare il casco, il giubbino imbottito, le luci, i rifrangenti, il campanello sulla bici. Hai voglia a sentirti sicuro, con i tuoi 300.000 kilometri percorsi sulle due ruote a pedali. Hai voglia, se poi siamo condannati a pedalare su strade completamente

invase dalle automobili, circolanti e ferme. Ogni macchina è un’arma puntata contro di noi, perfino quelle parcheggiate ai bordi della strada sono pericolose, possono uscire improvvisamente, si può aprire uno sportello, non parliamo poi di quelle parcheggiate a cazzo, sono dovunque.

Ogni macchina è un’arma puntata contro, ti può fare di tutto, e tu ciclista che armi hai, torto o ragione, come ti difendi?

Come se ne esce…. non è facile. Quello che è certo è che bisognerebbe tendere ad evitare sempre più che bici e macchine circolino sulle stesse strade. Le misure da prendere sarebbero diverse. Istituzione di sensi unici, di corsie riservate – lo so bene, lungo alcune strade mancano perfino i marciapiedi… – di regole certe ma soprattutto rispettate, finchè il livello degli automobilisti a Potenza è quello attuale, sarà difficile arrivare a una forte riduzione dei rischi per i ciclisti nella nostra città. Sembra assurdo, sembra impossibile, eppure in molti posti l’hanno fatto, la città e i cittadini ne hanno sicuramente beneficiato.

Le macchine ci hanno mangiato le città. Sono dovunque. Sempre più arroganti, sempre più prepotenti, sempre più strafottenti. Quanto sarebbero più vivibili le città se, per esempio, si riuscisse a dimezzare il numero di automobili che le popolano, che le occupano. Bisogna disincentivarle, scoraggiarne l’utilizzo, potenziare i mezzi di trasporto pubblici, creare valide alternative… C’è tanto da fare, ma si può, si deve provare.

 

In questi giorni Potenza è in fermento. Per tutto il mese ci saranno decine di iniziative e spettacoli in attesa del grande evento, il concerto di fine anno trasmesso in diretta dalla Rai. Mi perderò tutto, ho ancora un mesetto da passare a casa, poi chissà. Poco male, importante è rimettermi bene, poter tornare in bicicletta.

Quanto a Potenza, ai suoi amministratori, ai suoi cittadini, ho una sola domanda da porre: <<Che città è, se non si può neppure andare in bicicletta?>>.

Maurizio